Scuola secondaria di primo grado Donatello in ricordo della Shoah
Giorno della Memoria – 27 gennaio 2019
Scuola secondaria di primo grado Donatello in ricordo della Shoah
Il 27 gennaio 2001 si è celebrato per la prima volta il “Giorno della Memoria” in ricordo delle vittime della Shoah, dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti. La legge approvata dal Parlamento italiano è entrata in vigore il 20 luglio del 2000 (Legge n. 211) .
(illustrazione di S. M-L. Possentini, da Il volo di Sara)
L’arrivo dei soldati russi è stato descritto da Primo Levi nel primo capitolo de “La tregua”, intitolato “Il disgelo”.
La prima pattuglia russa giunse in vista del campo verso il mezzogiorno del 27 gennaio 1945. Fummo Charles ed io i primi a scorgerla: stavamo trasportando alla fossa comune il corpo di Sòmogyi, il primo dei morti fra i nostri compagni di camera. Rovesciammo la barella sulla neve corrotta, ché la fossa era ormai piena, ed altra sepoltura non si dava: Charles si tolse il berretto, a salutare i vivi e i morti.
Erano quattro giovani soldati a cavallo, che procedevano guardinghi, coi mitragliatori imbracciati, lungo la strada che limitava il campo. Quando giunsero ai reticolati, sostarono a guardare, scambiandosi parole brevi e timide, e volgendo sguardi legati da uno strano imbarazzo sui cadaveri scomposti, sulle baracche sconquassate, e su noi pochi vivi. […] Non salutavano, non sorridevano; apparivano oppressi, oltre che da pietà, da un confuso ritegno, che sigillava le loro bocche, e avvinceva i loro occhi allo scenario funereo.
Celebriamo questo giorno ogni anno insieme, in modo da conservare nel futuro la memoria di un tragico e oscuro periodo nella storia del nostro Paese e dell’Europa, affinché simili eventi non possano più accadere e per dar voce a tutte le vittime di guerre, violenze e razzismo. Vogliamo che il silenzio di chi non c’è più diventi assordante perché, come scrisse Primo Levi, «ogni tempo ha il suo fascismo, se ne notano i segni premonitori dovunque la concentrazione di potere nega al cittadino la possibilità e la capacità di esprimere ed attuare la sua volontà. A questo si arriva in molti modi, non necessariamente con il terrore dell’intimidazione poliziesca, ma anche negando o distorcendo l’informazione, inquinando la giustizia, paralizzando la scuola, diffondendo in molti modi sottili la nostalgia per un mondo in cui regnava sovrano l’ordine e in cui la sicurezza dei pochi privilegiati riposava sul lavoro forzato e sul silenzio forzato dei molti».
Se questo è un uomo
«Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi».
(Primo Levi, 1947)